L'iniziativa
Al centro Giulio Rapetti Mogol (Foto Belfiore)
La scheda biografica di Giulio Rapetti Mogol occupa una decina di pagine fitte di date, fatti e riconoscimenti. Tra candidature al Nobel e premi prestigiosi, racconta una carriera monumentale. Ora si aggiunge un nuovo titolo: per un giorno, Mogol è direttore del Gruppo Corriere.
Il “poeta del nostro tempo” - come lo ha definito l’ex ministro Dario Franceschini - ha trascorso una mattinata nella sede centrale del Gruppo, a Perugia, che ospita anche la redazione umbra, prendendo simbolicamente le redini delle edizioni di Umbria, Arezzo, Siena, della radio, dei siti web e dei magazine in produzione.
Il passaggio della penna verde
La giornata è cominciata poco prima delle 11, con la consegna della celebre penna verde da parte del direttore Sergio Casagrande: il simbolo del comando. A Mogol, da quel momento, il compito di guidare il lavoro redazionale. Prima della riunione di mezzogiorno, che definisce l’ossatura delle edizioni del giorno, c’è stato il tempo per una visita alla sede: dalla sala dei poligrafici (l’ex tipografia) all’open space della redazione, passando per il comparto distribuzione e, al piano superiore, gli studi di radio e web. Il tour si è concluso nell’ufficio di direzione, dove è nata una conversazione a tutto campo sul Gruppo e sulla inesauribile attività del Maestro. Alla soglia dei novant’anni, Mogol è ancora pieno di idee e progetti. Tra questi, la recente pubblicazione del libro La Rinascita, una raccolta di contributi scientifici sulla prevenzione primaria. “Mi occupo di salute da quando ero ragazzo – precisa –. Ho studiato molto e in questo libro ho coinvolto esperti come Giovanni Scapagnini, Carlo Massullo e Fabiana Superti per diffondere informazioni utili alle persone”.
Una redazione guidata da grandi temi
Dopo un’intervista a Radio Corriere dell’Umbria, condotta da Casagrande e dalla giornalista Paola Costantini, Mogol si è seduto al tavolo della direzione per la riunione con la redazione. Più che entrare nel merito delle singole notizie, il maestro ha voluto lanciare alcuni temi-chiave, vere e proprie missioni per il giornale. “Scelsi l’Umbria tanti anni fa come rifugio lontano dal caos milanese – ha raccontato –. È una terra unica, speciale, che deve diventare il giardino d’Europa, non solo il Cuore verde d’Italia. Questo è il messaggio che il giornale deve sostenere”. Da qui, l’importanza di dare voce al sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, impegnato sulla questione ambientale. “Con la sua dichiarazione Potrei fermare le Acciaierie , riportata in prima pagina dal Corriere dell’Umbria, ha toccato un nervo scoperto. È un tema che può avere un’eco nazionale”.
Etruschi, multe e pace
Tra gli spunti emersi durante la riunione anche la valorizzazione del patrimonio storico: commentando la notizia degli scavi a Orvieto A caccia di altari etruschi, Mogol ha proposto un ciclo di approfondimenti sull’origine e il mistero di questo popolo e sul suo legame con l’Umbria. Si è parlato poi di cronaca: “Gli incassi degli autovelox - ha osservato - meritano un’inchiesta. È importante capire come vengono usati questi fondi dai Comuni e se davvero servano alla sicurezza stradale”.
Il mondo, secondo Mogol, deve entrare nelle pagine del giornale anche con messaggi di pace. E lancia una proposta: organizzare ad Assisi una giornata di preghiera contro le guerre, riunendo rappresentanti di tutte le religioni.
Tra festival e incontri d’amore
Il maestro ha poi commentato alcune notizie locali, dalle difficoltà legate ai parcheggi ai furti estivi, fino agli eventi culturali. Ha espresso pieno sostegno al progetto del sindaco Bandecchi di portare Sanremo in Umbria e ha lanciato un’idea per rinnovare la festa di San Valentino, trasformandola in un’occasione per iniziare storie d’amore e promuovere eventi pensati per favorire nuovi incontri.
Spostando l’attenzione alle edizioni toscane, Mogol ha affrontato due temi: il rapporto Caritas sulla povertà nella provincia di Siena e la polemica urbanistica sulle torri nel quartiere Giotto ad Arezzo.
La lezione finale
A chiusura della riunione, un consiglio da maestro: “Ricordiamoci che la sintesi è il miglior modo per comunicare. Chi parla per più di mezz’ora, non ha capito nulla della comunicazione”. Scatta l’applauso.
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